Green Pass UE: nella traduzione italiana scompare la libertà di non vaccinarsi Da ridere se non ci fosse da piangere. In un periodo di lotta senza quartiere alle discriminazioni il Green Pass UE dà il via libera alle discriminazioni di Antonio Amorosi
“È necessario evitare la discriminazione di persone che non sono vaccinate”, cioè di chi “sceglie di non farlo”, il vaccino, dice il Regolamento Europeo recentemente approvato e che regola dall’1 luglio i viaggi in Europa. Ma nella traduzione italiana lo stesso passo del Regolamento diventa creativamente: “è necessario evitare la discriminazione di persone che non sono vaccinate”...“perché non hanno ancora avuto l’opportunità di essere vaccinate”. La scelta di non fare il vaccino, in italiano, scompare.
Il cosiddetto Green Pass è la certificazione europea che consente di viaggiare in tutti i Paesi dell’Unione Europea e dell’area Schengen senza essere sottoposti a quarantene.
La versione italiana del testo però, che il 1° luglio 2021 è entrato in vigore in Europa come Certificato Europeo sul Covid, ha però questa singolare falla: una discriminazione in piena regola, “garantita” ai cittadini nostrani a canali unificati e nell’indifferenza della classe politica.
L’atto dovrebbe far indignare ma potrebbe anche far sorridere visto il periodo storico di retorica senza quartiere nella lotta a ogni tipo di discriminazioni. In Italia addirittura si è creata per legge, non si sa su quali basi scientifiche (non esiste altrove), una categoria meritevole di essere discriminata a priori, quella sanitaria che è obbligata all’inoculazione del siero. In più chi si rifiuta, oltre al pericolo di perdere il lavoro merita il pubblico ludibrio, a media unificati, da scienziati o presunti tali che viste le affermazioni nel tempo sembrano più in grado di leggere le viscere degli animali che di conoscere l’epistemologia della scienza.
L’obbligo di vaccinarsi, per gli operatori sanitari e per chiunque altro, si pone apertamente in contrasto con la Risoluzione del Consiglio d’Europa 2361/2021. Su questa base molti legali italiani si sono attivati per impugnare i provvedimenti emanati nel Belpaese contro i sanitari, con la possibilità di vincere su tutta la linea.
Il Regolamento UE del Green Pass, in vigore dall’1 luglio, dichiara espressamente che chi sceglie di non essere vaccinato non può essere discriminato. I Regolamenti UE non sono aria fritta ma atti giuridici definiti nell’articolo 288 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (TFUE). Sono di applicazione generale, vincolanti in tutti i loro elementi e direttamente applicabili in tutti i Paesi dell’Unione Europea, sono cioè simultaneamente, automaticamente e uniformemente vincolanti in tutte le legislazioni nazionali.
Il Regolamento normativo del Certificato UE ha lo scopo di “agevolare la libera circolazione”. Il tutto in coerenza con quanto stabilito dalla precedente Risoluzione del Consiglio d’Europa n. 2361/2021, punti 7.3.2. e 7.5.2. Spiegano che il “vaccino” contro il Covid non può essere obbligatorio e che chi “sceglie di non farlo” non deve essere discriminato. Dove si dice che bisogna “garantire che i cittadini siano informati che la vaccinazione non è obbligatoria e che nessuno è politicamente, socialmente o altrimenti sottoposto a pressioni per farsi vaccinare, se non lo desidera farlo da solo”; ma anche al punto 7.3.2 dove troviamo scritto che si deve: “garantire che nessuno sia discriminato per non essere stato vaccinato, a causa di possibili rischi per la salute o per non voler essere vaccinato”.
Questo il Regolamento Europeo o Green Pass e alla traduzione italiana dove viene omessa la libertà di non vaccinarsi.
Ecco il testo in inglese, ripetuto identico nelle altre 23 lingue, all’articolo 36: “It is necessary to prevent direct or indirect discrimination against persons who are not vaccinated, for example because of medical reasons, because they are not part of the target group for which the COVID -19 vaccine is currently administered or allowed, such as children, or because they have not yet had the opportunity or chose not to be vaccinated. Therefore, possession of a vaccination certificate, or the possession of a vaccination certificate indicating a COVID-19 vaccine, should not be a pre-condition for the exercise of the right to free movement or for the use of cross-border passenger transport services such as airlines, trains, coaches or ferries or any other means of transport. In addition, this Regulation cannot be interpreted as establishing a right or obligation to be vaccinated.”
In Italiano l’articolo 36 diventa così: “È necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate, per esempio per motivi medici, perché non rientrano nel gruppo di destinatari per cui il vaccino anti COVID-19 è attualmente somministrato o consentito, come i bambini, o perché non hanno ancora avuto l'opportunità di essere vaccinate. Pertanto il possesso di un certificato di vaccinazione, o di un certificato di vaccinazione che attesti l'uso di uno specifico vaccino anti COVID-19, non dovrebbe costituire una condizione preliminare per l'esercizio del diritto di libera circolazione o per l'utilizzo di servizi di trasporto passeggeri transfrontalieri quali linee aeree, treni, pullman, traghetti o qualsiasi altro mezzo di trasporto. Inoltre, il presente regolamento non può essere interpretato nel senso che istituisce un diritto o un obbligo a essere vaccinati”.
Le domande sorgono spontanee: chi ha tradotto il testo in italiano e perché ha trasformato il senso del testo nel suo esatto opposto?
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